“Roma”, oltre ad essere il titolo di un film di Fellini del 1972, è anche il nome di una pellicola del 2018 firmata dal regista messicano Alfonso Cuarón. Prodotto da Netflix, è visibile dalla piattaforma, se siete abbonati!
“Roma” è un bellissimo, vibrante lungometraggio che ripercorre l’infanzia di Cuarón; mi viene da definirlo un documentario interiore, quasi un esperimento cinematografico … lo stesso regista, nel backstage, dichiara che questo film «parla delle ferite personali interiori». Oltre alle vicende private, continua il regista, è presente una denuncia delle “cicatrici sociali”; in effetti, la storia della famiglia di Sofia e del dottor Antonio ha, come sfondo, le vicissitudini storico – sociali del Messico degli anni Settanta, una storia fatta di contraddizioni viventi, dilanianti contrasti tra classi ed etnie, di contrapposizioni linguistiche. Della famiglia oggetto del film fanno anche parte la nonna materna e, soprattutto, la domestica Cleo con tutta la sua toccante vicenda personale.
Le vite della “padrona di casa” e della domestica Cleo sembrano molto diverse, all’inizio, ma durante lo svolgersi degli eventi vengono via via a somigliarsi sempre di più fino ad intersecarsi, insieme all’incrocio che si genera tra le due donne, alla luce delle reciproche questioni familiari; storie di vita che catturano, intrise di forti sentimenti e che portano inevitabilmente anche lo spettatore a ripensare al periodo dell’infanzia, a quella realtà vista “dal basso”, come spesso accade nelle riprese di questo film, a quel mondo degli adulti spesso misterioso, incomprensibile e a volte così doloroso agli occhi e al cuore dei bambini.
“Roma” ha una trama che parte dopo che “i motori si sono riscaldati”, a più di 40 minuti dall’inizio del film, ma è anche un lavoro che sa emozionare lo spettatore; un film dotato di una storia e basato sulla memoria del regista ma nel quale hanno avuto ampio spazio la creatività, l’improvvisazione del suo autore e degli attori (che sono in parte professionisti e in parte no). Un film con lunghi piani sequenza, in bianco e nero ma con pellicola modernissima e una fotografia unica che incanta chi la osserva, curata dallo stesso Cuarón; un film girato in lingua spagnola e in mixteco (una delle lingue indigene del Messico), una scelta che sulle prime può sorprendere ma che con il dipanarsi del film ho compreso e profondamente apprezzato.
“Roma” ci ricorda che i rapporti umani sono complessi, che le relazioni amorose possono rivelarsi difficili e causa di intensa infelicità, che le vicende umane sono intricate, spesso ingiuste, incontrollabili, inattese.
Premi
“Roma” nel 2019 ha vinto tre premi Oscar (miglior regia, miglior film straniero e migliore fotografia), due Golden Globe (miglior regia e miglior film straniero), il Leone d’oro alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, insieme a numerosi altri riconoscimenti internazionali.