Sono giorni intensi, fatti di ordinanze, notizie, supposizioni, divieti e raccomandazioni. Alcune città, alcuni rioni, moltissimi esercizi commerciali sembrano deserti e a volte ci ricordano l’angoscia dei film catastrofici o dei romanzi di Camus o di Saramago. I nostri colleghi del Nord Italia sono impegnatissimi nel fronteggiare le difficoltà che l’emergenza Coronavirus ha provocato e nel gestire la fortissima ansia sociale che il timore di contagio ha generato. Alcuni pazienti in carico presso le strutture pubbliche hanno deciso di interrompere, per il momento, i percorsi terapeutici ma anche in ambito privato ci sono alcune comprensibili defezioni dovute a timori più o meno fondati. Può essere utile per l’utenza in carico ma anche per coloro che in questo momento vorrebbero iniziare una consulenza psicologica, avere alcune informazioni sulle precauzioni che noi psicologi siamo tenuti ad avere e a far rispettare nello svolgimento della nostra professione.
Gli psicologi psicoterapeuti che lavorano privatamente possono continuare a ricevere pazienti?
Al momento non risultano previste sospensioni delle normali attività professionali private. Le attività rinviate sono quelle che prevedono un coinvolgimento di pubblico, come seminari, convegni, giornate-studio. Nelle attività di studio privato, quindi psicoterapie o consulenze individuali e di coppia, sono necessarie le normali precauzioni igieniche generali se paziente e professionista sono asintomatici e non vi sono fattori epidemiologici di rischio (provenienza da zone estere a rischio, frequentazione diretta di soggetti positivi o sospetti, …).
Quali sono le regole che dobbiamo rispettare?
Le regole sanitarie da rispettare, come ci raccomanda l’Istituto Superiore di Sanità https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/ sono le seguenti:
- Evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute.
- Il lavaggio e la disinfezione delle mani sono la chiave per prevenire l’infezione: bisogna lavarsi le mani spesso e accuratamente con acqua e sapone per almeno 20 secondi. Se non sono disponibili acqua e sapone, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a base di alcol con almeno il 60% di alcool.
- Il virus entra nel corpo attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi dobbiamo evitare di toccarli con le mani non lavate.
- Coprire bocca e naso in caso di tosse o starnuti; usare fazzoletti monouso.
- Usare la mascherina solo se si sospetta di essere malato o se si assistono persone malate.
Tenere una distanza di almeno 1-2 metri durante i colloqui (valutare anche gli eventuali impatti di setting, ed essere pronti a parlarne, se opportuno).
È utile avere a disposizione un dispenser di soluzione igienizzante idroalcolica, da far usare ai pazienti prima della manipolazione di test, materiali diagnostici, giochi per bambini che debbano poi essere poi usati da altri.
Prestare particolare attenzione in caso di attività di natura psicocorporea, che richiedono a volte un contatto più ravvicinato e dove il rispetto delle norme di igienizzazione (uso di soluzione idroalcolica) deve essere tassativo.
Bisogna pulire regolarmente le superfici di lavoro (tavoli, sedie) e arieggiare regolarmente i locali. In sala d'attesa le sedie devono essere maggiormente distanziate.
Regola di buon senso, lavorando a contatto con altri, è di verificare quotidianamente la propria temperatura e stato di salute. In caso anche solo di leggera febbre o altri sintomi come tosse e dispnea, è buona norma sospendere temporaneamente l’attività, eventualmente passando alla modalità online (quindi videochiamata tramite social network, quali Skype, Whatsapp, etc).
Per quanto riguarda le psicoterapie di gruppo, dal momento che le modalità con le quali si realizzano non permettono sempre di mantenere la distanza di sicurezza raccomandata dal DPCM 8 marzo, devono essere rinviate a dopo i primi di aprile. Può essere utile valutare modalità sostitutive di supervisione/intervisione o incontro di gruppo in modalità telematica.
Il momento di “sospensione” e di inquietante “attesa” al quale siamo tutti, più o meno costretti, può rappresentare un’occasione di riflessione su di sé, una fase di raccoglimento, una rivisitazione del nostro modo di preoccuparci della nostra salute e di quella delle persone intorno a noi; può inoltre costituire una pausa di riflessione nella quale, se lo riteniamo opportuno, possiamo chiedere aiuto e sostegno a professionisti della salute del nostro corpo e della nostra psiche.
Fonti: Ordine Psicologi Veneto, Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, Istituto Superiore di Sanità
Articolo pubblicato il 9 marzo 2020